mercoledì 16 dicembre 2020

COSA ACCADE DENTRO MENTRE FUORI TUTTO ACCADE - LA TRANQUILLITA' DEL CAOS

 

Arte by Catrin Welz-Stein

Siamo in una centrifuga da tempo ormai. Così torno a scrivere. Sento ora l'esigenza di raccontarmi e, raccontandomi, di parlare di questo momento particolare. Premetto che io reagisco sempre male alla conclusione dell'anno gregoriano. Ogni volta che arriva dicembre, il suo sfociare verso gennaio mi mette in crisi. Mi sento sempre come una goccia dentro il vortice dell'acqua che accelera nello svuotarsi di una vasca da bagno, troppo piccola ed impotente per resistere al flusso che mi porta altrove. 

Questa volta ho deciso diversamente, grazie al cambio di sguardo che sono riuscita ad attivare. Questa volta pur continuando a rimanere nel flusso, pur sentendo che sto comunque cadendo dentro al buco verso un altrove sconosciuto, lo sto facendo da osservatrice e mi sto accorgendo di alcuni strati di sentire veramente intensi. 

Non so se ci siano persone che si riconoscono in questi movimenti, ma se così fosse, la mia raccomandazione è di lasciar fare, di lasciar essere, di non farsi spostare dall'intensità. E' il punto focale del periodo. Sono anni che stiamo navigando a vista, anche se abbiamo sempre cercato di programmare, di non lasciare spazi vuoti, di non fermarsi. Siamo arrivati ad un completamento, dopo anni e anni di incontri interiori forti e potenti, e prima di atterrare in ciò che potremmo definire nuovo, è necessario che le cronicizzazioni si ammorbidiscano. Il che significa idratare il cuore con il respiro, con la comprensione e la compassione e questo è attuabile solo se accettiamo di essere esattamente così come siamo. Per questo il momento è così forte. Appaiono davanti ai nostri occhi, si manifestano dentro il nostro ventre, tutte quelle situazioni che ci portiamo addosso da sempre. Abbiamo sempre evitato, ma ora non si può più. Per cui non facciamoci spostare altrove, che l'altrove sia un flusso spontaneo e non uno strappo. Rimaniamo nel cuore gonfio di pianto, nel ventre che duole per l'antica ferita mai veramente accettata. Non lasciamoci spaventare dall'intensità del sentire o dall'esperienza troppo hardcore. Ora si sta manifestando tutto affinché ciascuno di noi possa essere vero e sincero con se stesso, e gli eventi esterni sono commisurati ai colori interiori. Se non ci sentiamo in grado di affrontare tutto questo, accettiamo il senso di impotenza e di fragilità. Già quello espande la forza nel cuore.
Non importa fondamentalmente cosa sta accadendo fuori: ciò che chiamiamo mondo è la proiezione del nostro stato di coscienza. In questo momento siamo tutti sottosopra, perché ci stiamo allontanando nostro malgrado dai vecchi paradigmi della paura. Avere paura e sentirsi nudi e smarriti fa parte di questo gioco. Il caos è normale ora. Come potremmo attivare qualcosa di nuovo se non facciamo prima spazio? Se così è, possiamo ancorare l'attenzione su altro mentre la paura ci attraversa, e questo altro è una nuova forza che si ancòra nel profondo mentre noi ci permettiamo di fare esperienza. E' il corpo che custodisce questa forza e che comincia a trovare una radice. Mentre riusciamo ad osservare la paura, ci stiamo ancorando nell'amore, e questo ci fa risuonare come campane eoliche: esprimiamo la nostra natura umana permettendoci il movimento spontaneo. Rimanere in questo stato è già un grande traguardo. Da qui ci muoveremo sempre con una maggiore libertà rispetto all'auto-giudizio. Intanto è un buon inizio!
 
Stefania Gyan Salila







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