DIPINTO DI DANIELLE-BADOO FORTUNE
Febbraio continua ad attestarsi quale tempospazio molto denso da attraversare. Se a metà mese il passaggio dentro gli ultimi istanti di Chirone nei Pesci si è sentito come un profondo contatto con tematiche molto dolorose (per approfondimenti leggi QUI), la stessa cosa sta ora accadendo mentre viviamo gli ultimi giorni di Urano, pianeta della Luce, nel Segno di Fuoco dell'Ariete (2011/2019).
Sopravvissuti al confronto con l'enorme senso di solitudine che il Bambino delle Stelle provò nello scendere sulla Terra, ci siamo almeno spiegati l'ombra che incuteva terrore e paura nella vita quotidiana. Sentirsi così profondamente e ineluttabilmente soli è una sensazione che spacca il cuore. Probabilmente abbiamo cercato di tenerla lontana con tante strategie mentali e compensazioni. Poterci stare davanti, comprendere e integrare è stato un lavoro da eroi.
Ora si passa ad uno stadio successivo, altrettanto difficoltoso, ma assolutamente salvifico e necessario.
Non si può più trattenere nulla. Non si può più fare finta di nulla. Meglio approfittare di questi ultimi giorni in cui Urano rimane in Ariete per ripulire le cantine interiori; possiamo considerare questo periodo precedente il 07 marzo (ingresso di Urano nel Segno del Toro) come un dono.
Dal 2011 Urano in Ariete ha aperto esperienze di ricerca di sé. Lo stimolo inviato alla coscienza umana è stato: Chi Sei? Cerca, indaga, sperimenta chi sei.
Poi lo scorso anno a maggio Urano è passato nel Segno del Toro ed ha rotto dighe. Il cuore ha dovuto aprirsi per integrare a livello quotidiano, di vita vera, tutto ciò che avevamo scoperto fino a quel momento. In autunno invece la retrogradazione di nuovo in Ariete ha creato la possibilità di scavare ulteriormente nel passato nel metterci in contatto con gli strati più densi da esplorare, l'inconscio più antico.
E adesso siamo qui.
Di fronte a tematiche vecchissime che abbiamo avuto paura finora di affrontare, di agire, di verbalizzare.
Si tratta di accompagnare verso la morte parti di noi che sono state fondamentali finora, funzionali ad un certo modo di vedere la vita, magari ereditate, e quindi fuorvianti rispetto alla nostra vera identità.
Ora è tempo di lasciar morire quelle parti, piangendo il lutto, sentendo la loro sofferenza, ringraziandole. Forse prevale il senso di smarrimento, il vuoto, il freddo. Non importa.
Quel vuoto è il nuovo, il luogo in cui costruire un nido comodo ed accogliente.
Lo smarrimento è normale perché stiamo traslocando altrove, in un altro altrove dentro di noi.
Come sempre, non chiediamoci cosa dobbiamo fare. Lasciamoci un po' scivolare senza sforzo, ma anche senza timore di non trovare la strada. Non possiamo adesso trovare la strada, altrimenti torneremmo dove eravamo prima. Perdiamoci. Letteralmente. Al momento giusto la strada nuova appare.
Anche se manca il respiro, anche se il cuore soffoca, anche se sentiamo un peso enorme addosso, va tutto bene. Ora è così. Non lasciamoci spostare verso la disperazione, ma rimaniamo ad osservare con quanto più amore possibile. Stiamo liberando spazio.
Stefania Gyan Salila